Il mio bisnonno paterno si chiamava Enzo Ghelardi ed era originario di Pisa dove aveva diversi parenti (alcuni dei discendenti vi sono ancora). Il bisnonno aveva un cugino, figlio di un fratello di suo padre, che si chiamava Marcello Ghelardi ed era un tipo “originale”. Aveva un buon lavoro in ferrovia, ma intorno al 1950 lasciò tutto per andare in America, precisamente in Perù, dove pensava di arricchirsi “fare fortuna” per poi tornare appunto molto ricco.
Egli partì dunque non perché fosse povero o senza lavoro, ma perché non si accontentava di quello che aveva e si espose a grossi rischi. All’inizio partì da solo, dopo qualche tempo lo raggiunse la sua famiglia: la moglie e due figli piccoli.
Dopo un primo periodo molto duro, mise su un’attività in proprio; la nonna che mi ha dato queste informazioni non sa che attività fosse ed io non posso chiederlo al bisnonno perché non c’è più.
Marcello ritornò in Italia due volte per brevi periodi poi fece rientrare la famiglia, infine tornò definitivamente anche lui a distanza di circa venticinque anni dalla partenza.
Tornò in condizioni economiche molto buone, anche se non ricchissimo.
AGNESE G.
Egli partì dunque non perché fosse povero o senza lavoro, ma perché non si accontentava di quello che aveva e si espose a grossi rischi. All’inizio partì da solo, dopo qualche tempo lo raggiunse la sua famiglia: la moglie e due figli piccoli.
Dopo un primo periodo molto duro, mise su un’attività in proprio; la nonna che mi ha dato queste informazioni non sa che attività fosse ed io non posso chiederlo al bisnonno perché non c’è più.
Marcello ritornò in Italia due volte per brevi periodi poi fece rientrare la famiglia, infine tornò definitivamente anche lui a distanza di circa venticinque anni dalla partenza.
Tornò in condizioni economiche molto buone, anche se non ricchissimo.
AGNESE G.
Lo zio di mia nonna è partito nel 1950 per l’Argentina dal Friuli Venezia Giulia. Era partito perché dove viveva non si trovava lavoro e le terre erano scarse e non si coltivavano. Era partito dal paese di Aviano. Arrivato a Buenos Aires incontrò una ragazza e dopo due anni si sposarono dopo quattro anni ritornarono ad Aviano per far nascere la loro figlia e dopo un mese ritornarono in Argentina .
ALESSANDRO D.
ALESSANDRO D.
I miei nonni, sia materni che paterni, hanno origini albanesi da molte generazioni e abitavano in Albania, ma i miei genitori si sono trasferiti in Italia per motivi di lavoro, prima mio padre e poi due anni dopo mia madre.
Questo cambiamento di vita è avvenuto intorno al 1996.I miei genitori abitavano in provincia di Durazzo. Mio padre un giorno, tornando dal lavoro, decise di trasferirsi in Italia. Con l’aereo andò a Pisa e con il treno raggiunse La Spezia. In seguito mia madre lo raggiunse. In vece i fratelli e le sorelle dei miei genitori si stabilirono alcuni a Treviso ed altri a Novara. Alcuni sono rimasti in Albania vicino ai nostri parenti perché loro si trovavano bene, a differenza di noi.
ALESSIO N.
Questo cambiamento di vita è avvenuto intorno al 1996.I miei genitori abitavano in provincia di Durazzo. Mio padre un giorno, tornando dal lavoro, decise di trasferirsi in Italia. Con l’aereo andò a Pisa e con il treno raggiunse La Spezia. In seguito mia madre lo raggiunse. In vece i fratelli e le sorelle dei miei genitori si stabilirono alcuni a Treviso ed altri a Novara. Alcuni sono rimasti in Albania vicino ai nostri parenti perché loro si trovavano bene, a differenza di noi.
ALESSIO N.
A Luglio del 1969 quando mio papà non aveva ancora 14 anni ,è emigrato in Svizzera a Fribirg nel Canton Ticino insieme a uno zio per motivi di lavoro.Ha lavorato in un albergo-ristorante a quattro stelle di nome “Plaza”, come aiuto cuoco per circa un anno e mezzo ed è tornato in Italia i primi mesi del 1971.
Per lui è stata una bellissima esperienza, perché ha imparato molte cose sul lavoro e su un diverso modo di vivere. Stare lontani da così giovane non è facile sopratutto senza i genitori, però papà con tanto sacrificio c’è riuscito.
ALEX C.
Per lui è stata una bellissima esperienza, perché ha imparato molte cose sul lavoro e su un diverso modo di vivere. Stare lontani da così giovane non è facile sopratutto senza i genitori, però papà con tanto sacrificio c’è riuscito.
ALEX C.
Quando mio padre aveva trentaquattro anni andò in Germania a Ghermisch con il suo padrone di lavoro e con un operaio, fu una trasferta di due settimane, lavorarono alla ristrutturazione di un ospedale. Usarono la macchina, partirono di sera è arrivarono di mattina, quando tornarono a Firenze nel 1999 continuarono a lavorare lì mentre e soltanto nel 2002 mio padre venne a La Spezia e noi lo raggiungemmo.
ANA L.
ANA L.
Mio nonno materno Rosario nacque nel 1898 a Catania in Sicilia. Era il maggiore di cinque fratelli. Sua sorella Alfina, di pochi anni più giovane, si era innamorata di un ragazzo ma il padre non approvava la loro unione, così Alfina, dopo essere stata rinchiusa dal padre in una cantina, scappò e con il ragazzo amato si imbarcò a Messina su una nave chiamata “ferriboat” . Sbarcarono in Florida, era il 1925 circa. Dalla loro unione nacquero due figli. Alfina dopo alcuni anni ritornò in Sicilia per riconciliarsi con i genitori poi fece ritorno in America e continuò a vivere lì.
Nel 1943, durante la seconda guerra mondiale, a seguito dell’estrema povertà, la famiglia Di Prima e nello specifico il capofamiglia Salvatore, sempre dalla città di Catania, lasciò la moglie e due bambine ed emigrò in Australia partendo dal porto di Messina. Si racconta che dopo quaranta giorni approdò a Sidney. Qui lavorò nei campi nella raccolta della canna da zucchero. In seguito acquistò un’automobile e prese la licenza di taxista. Dopo alcuni anni la moglie e le figlie lo raggiunsero a Sidney e condussero una vita molto agiata. Ogni tanto tornano in vacanza nella loro casa di origine che hanno ristrutturato.
ANASTASIA B.
Nel 1943, durante la seconda guerra mondiale, a seguito dell’estrema povertà, la famiglia Di Prima e nello specifico il capofamiglia Salvatore, sempre dalla città di Catania, lasciò la moglie e due bambine ed emigrò in Australia partendo dal porto di Messina. Si racconta che dopo quaranta giorni approdò a Sidney. Qui lavorò nei campi nella raccolta della canna da zucchero. In seguito acquistò un’automobile e prese la licenza di taxista. Dopo alcuni anni la moglie e le figlie lo raggiunsero a Sidney e condussero una vita molto agiata. Ogni tanto tornano in vacanza nella loro casa di origine che hanno ristrutturato.
ANASTASIA B.
Telefonando a Nonna Grazia, mi ha raccontato di avere dei parenti di 3° grado negli STATI UNITI D’AMERICA .
Era un suo pro zio di nome Rosario che emigrò con la propria famiglia da Roccaforzata (TARANTO) a Filadelfia nel 1927, partendo dal porto di Napoli con un piroscafo, per cercare fortuna, ma fece l’operaio nelle fabbriche metallurgiche americane che durante il secondo conflitto mondiale vennero trasformate in fabbriche belliche. Non è più rientrato in Italia se non dopo una quindicina di anni per ritrovare i fratelli che vivevano in paese. Ora lui non c’è più ma i suoi figli e nipoti vivono sparsi negli U.S.A.
ANDREA L.
Era un suo pro zio di nome Rosario che emigrò con la propria famiglia da Roccaforzata (TARANTO) a Filadelfia nel 1927, partendo dal porto di Napoli con un piroscafo, per cercare fortuna, ma fece l’operaio nelle fabbriche metallurgiche americane che durante il secondo conflitto mondiale vennero trasformate in fabbriche belliche. Non è più rientrato in Italia se non dopo una quindicina di anni per ritrovare i fratelli che vivevano in paese. Ora lui non c’è più ma i suoi figli e nipoti vivono sparsi negli U.S.A.
ANDREA L.
Io e la mia famiglia nel Maggio 2006 siamo venuti da Trieste in Friuli qui a La Spezia perché mio papá, per motivi di lavoro, si é dovuto trasferire. Io ero piccola e non ricordo molto bene ma mia mamma mi ha raccontato che si é svolto così: siamo partiti con la macchina piena zeppa di cose, io non capivo cosa stava succedendo poi in seguito capii.
Quando arrivammo ci stabilimmo nella stessa casa di mia nonna in un appartamento sopra il suo e appartenuto ai miei bisnonni, si trovava in via Cisa Sud 346 a Ponzano, poi nel Luglio 2008 ci siamo trasferiti a La Spezia in viale Italia 100.
BIANCA F.
Quando arrivammo ci stabilimmo nella stessa casa di mia nonna in un appartamento sopra il suo e appartenuto ai miei bisnonni, si trovava in via Cisa Sud 346 a Ponzano, poi nel Luglio 2008 ci siamo trasferiti a La Spezia in viale Italia 100.
BIANCA F.
Nella mia famiglia sono state parecchie le persone che nel corso dell’Ottocento e all’inizio del Novecento sono emigrate in America. Da parte di mio padre i bisnonni materni sono emigrati a Montevideo in Uruguay (America del Sud) nel 1898 e lì è nato suo nonno il 25 Ottobre 1899: sono poi tornati in Italia nel 1903.
I genitori della nonna materna, sposatisi giovanissimi, sono emigrati nell’America del Sud (mia nonna non si ricorda dove) e lì hanno aperto un “almacen sudamericano” (magazzino) dove il marito faceva il pasticcere. Il primo figlio Ugo è nato in Sudamerica, la nonna di mio padre Cesarina è nata invece in Italia a Levanto nel 1899. Da Levanto non si è poi più spostata.
Da parte di mio nonno paterno il cugino Manuele è emigrato a Buenos Aires intorno al 1930: qui ha aperto “El Cadete” un negozio che confezionava le divise dei cadetti di un’accademia.
Manuelito, così lo chiamavano a Buenos Aires, ha sposato un’americana e si è stabilito definitivamente lì.
Mia madre ha conosciuto due zie che sono emigrate a New York: una, Luisa, è stata portata a New York dai genitori intorno al 1895. Lì risiedeva nel 1900 ed ha così assistitito ai festeggiamenti del passaggio del secolo, cioè alla fine dell’Ottocento e all’inizio del Novecento. Intorno al 1910 è tornata in Italia e precisamente a Valeriano, dove poi ha abitato fino all’età di 108 anni: nella sua vita ha sempre ricordato con piacere gli anni vissuti a New York, provando sempre una profonda nostalgia. Infatti ad ogni persona che conosceva chiedeva se parlava inglese per poter dialogare in quella lingua che le è sempre rimasta nel cuore.
L’altra zia, Emilia, invece è emigrata assieme al marito a New York, ha avuto un figlio, Charles, che successivamente ha sposato un’americana di New York, Evelyn: loro hanno vissuto la loro vita a New York e venivano in Italia periodicamente solo per fare le vacanze e rivedere i parenti che abitavano a Valeriano.
Altri parenti di mia madre sono emigrati in California: di questi mia madre non ricorda quasi niente.
MATILDE R.
I genitori della nonna materna, sposatisi giovanissimi, sono emigrati nell’America del Sud (mia nonna non si ricorda dove) e lì hanno aperto un “almacen sudamericano” (magazzino) dove il marito faceva il pasticcere. Il primo figlio Ugo è nato in Sudamerica, la nonna di mio padre Cesarina è nata invece in Italia a Levanto nel 1899. Da Levanto non si è poi più spostata.
Da parte di mio nonno paterno il cugino Manuele è emigrato a Buenos Aires intorno al 1930: qui ha aperto “El Cadete” un negozio che confezionava le divise dei cadetti di un’accademia.
Manuelito, così lo chiamavano a Buenos Aires, ha sposato un’americana e si è stabilito definitivamente lì.
Mia madre ha conosciuto due zie che sono emigrate a New York: una, Luisa, è stata portata a New York dai genitori intorno al 1895. Lì risiedeva nel 1900 ed ha così assistitito ai festeggiamenti del passaggio del secolo, cioè alla fine dell’Ottocento e all’inizio del Novecento. Intorno al 1910 è tornata in Italia e precisamente a Valeriano, dove poi ha abitato fino all’età di 108 anni: nella sua vita ha sempre ricordato con piacere gli anni vissuti a New York, provando sempre una profonda nostalgia. Infatti ad ogni persona che conosceva chiedeva se parlava inglese per poter dialogare in quella lingua che le è sempre rimasta nel cuore.
L’altra zia, Emilia, invece è emigrata assieme al marito a New York, ha avuto un figlio, Charles, che successivamente ha sposato un’americana di New York, Evelyn: loro hanno vissuto la loro vita a New York e venivano in Italia periodicamente solo per fare le vacanze e rivedere i parenti che abitavano a Valeriano.
Altri parenti di mia madre sono emigrati in California: di questi mia madre non ricorda quasi niente.
MATILDE R.
Mio nonno Guglielmo, il padre di mia madre, nel 1947 all’età di 19 anni, decise di partire da Sassuolo per l’Argentina perché l’Italia usciva dalla seconda Guerra Mondiale e c’era la crisi.
Guglielmo era il secondo di quattro fratelli, quindi avere abbastanza soldi per sei persone era difficile, se ne andò in cerca di fortuna seguendo le tracce di alcuni amici che erano già partiti.
S’imbarcò da Genova con un grosso baule di legno e dopo circa un mese di navigazione arrivò nel porto di Buenos Aires.
Appena arrivato venne a sapere che per la legge argentina era ancora minorenne, e per restare doveva essere preso sotto tutela da un maggiorenne, ma lui non conosceva nessuno e rischiava di dover tornare in Italia.
La fortuna volle che in quel momento, scorse di là dalla recinzione del porto un sassolese che spinto dalla nostalgia andava a vedere chi scendeva dalle navi in arrivo dall’Italia.
Questa persona firmò dei documenti e si prese la responsabilità del nonno che finalmente poté varcare la dogana.
I primi tempi si adattò e fece il camionista. Questo lavoro gli diede la possibilità di incontrare nuove persone; presto riuscì a trovare un buon lavoro come geometra grazie agli studi fatti in Italia.
Nelle sue lettere raccontava di un mondo del tutto sconosciuto agli italiani, specialmente a chi viveva nel piccolo paese di origine.
Dopo tre anni chiese alla nonna di sposarlo per procura e di raggiungerlo, ma lei decisa gli disse di tornare in Italia e lui rinunciò alla vita in Argentina.
Mio bisnonno Nello, padre di mio nonno paterno, prima del conflitto mondiale all’età di 14 anni prese il treno diretto a Privas nella regione delle Ardeches francesi.
Di notte dormiva nei fienili e di giorno girava per la campagna francese vendendo stringhe, lucido da scarpe e pietre affila coltelli.
Purtroppo dopo qualche tempo scoppiò la seconda Guerra Mondiale, un italiano in Francia non era ben gradito e allora dovette tornare in Italia.
La sua sfortuna non finì qui, perché a guerra terminata i soldi francesi non avevano nessun valore; aveva lavorato e fatto tanta fatica per nulla.
FRANCESCO G.
Guglielmo era il secondo di quattro fratelli, quindi avere abbastanza soldi per sei persone era difficile, se ne andò in cerca di fortuna seguendo le tracce di alcuni amici che erano già partiti.
S’imbarcò da Genova con un grosso baule di legno e dopo circa un mese di navigazione arrivò nel porto di Buenos Aires.
Appena arrivato venne a sapere che per la legge argentina era ancora minorenne, e per restare doveva essere preso sotto tutela da un maggiorenne, ma lui non conosceva nessuno e rischiava di dover tornare in Italia.
La fortuna volle che in quel momento, scorse di là dalla recinzione del porto un sassolese che spinto dalla nostalgia andava a vedere chi scendeva dalle navi in arrivo dall’Italia.
Questa persona firmò dei documenti e si prese la responsabilità del nonno che finalmente poté varcare la dogana.
I primi tempi si adattò e fece il camionista. Questo lavoro gli diede la possibilità di incontrare nuove persone; presto riuscì a trovare un buon lavoro come geometra grazie agli studi fatti in Italia.
Nelle sue lettere raccontava di un mondo del tutto sconosciuto agli italiani, specialmente a chi viveva nel piccolo paese di origine.
Dopo tre anni chiese alla nonna di sposarlo per procura e di raggiungerlo, ma lei decisa gli disse di tornare in Italia e lui rinunciò alla vita in Argentina.
Mio bisnonno Nello, padre di mio nonno paterno, prima del conflitto mondiale all’età di 14 anni prese il treno diretto a Privas nella regione delle Ardeches francesi.
Di notte dormiva nei fienili e di giorno girava per la campagna francese vendendo stringhe, lucido da scarpe e pietre affila coltelli.
Purtroppo dopo qualche tempo scoppiò la seconda Guerra Mondiale, un italiano in Francia non era ben gradito e allora dovette tornare in Italia.
La sua sfortuna non finì qui, perché a guerra terminata i soldi francesi non avevano nessun valore; aveva lavorato e fatto tanta fatica per nulla.
FRANCESCO G.
I miei nonni materni Giovanni e Lucia hanno lasciato l’Italia e per lavoro e sono andati in Svizzera.
Il nonno Giovanni nel 1960 è partito dal suo paese Noale (Venezia) per andare a lavorare a Losanna in Svizzera, lì lavorava in fabbrica con i fratelli della nonna che per caso gli fecero vedere la foto della nonna, così decise di andarla a conoscere in Molise.
Si sono sposati nel 1962 e con il treno dal Molise sono andati in Svizzera per lavorare.
In Svizzera sono nati i miei zii Luigi e Gianfranco, poi nel 1966 sono venuti a vivere a La Spezia perché il fratello gemello del nonno, che era qui a lavorare, gli aveva scritto che in questa città c’era lavoro e non faceva freddo come in Svizzera, così sono tornati in Italia e dopo qualche anno nel 1974 è nata anche mia mamma e non si sono più spostati.
MAINARDI G.
Il nonno Giovanni nel 1960 è partito dal suo paese Noale (Venezia) per andare a lavorare a Losanna in Svizzera, lì lavorava in fabbrica con i fratelli della nonna che per caso gli fecero vedere la foto della nonna, così decise di andarla a conoscere in Molise.
Si sono sposati nel 1962 e con il treno dal Molise sono andati in Svizzera per lavorare.
In Svizzera sono nati i miei zii Luigi e Gianfranco, poi nel 1966 sono venuti a vivere a La Spezia perché il fratello gemello del nonno, che era qui a lavorare, gli aveva scritto che in questa città c’era lavoro e non faceva freddo come in Svizzera, così sono tornati in Italia e dopo qualche anno nel 1974 è nata anche mia mamma e non si sono più spostati.
MAINARDI G.
Il mio bisnonno Luigi,è mancato all’età di 87 anni, nel 1975 e mio padre aveva solo 13 anni.
Luigi era nato a fine “800”, a Cortila,un piccolo paese della Lunigiana. Nascere a Cortila all’epoca significava nascere fuori dal mondo, poveri con lo stretto necessario per sopravvivere. Si mangiava quasi sempre i prodotti derivati dalla farina di castagne e da quella del granoturco, poco grano e quindi poco pane. Luigi faceva sempre ridere mio padre quando gli raccontava che dormiva su materassi imbottiti con le foglie che avvolgono le pannocchie del granoturco! Chissà se oggi si potrebbero vendere in televisione. Nei primi del “900”, per fuggire dalla miseria, con un fagotto Luigi si è imbarcato su un bastimento a Genova,destinazione Stati Uniti D’America!
Giunto a New York ha iniziato a fare lavori occasionali: cameriere e inserviente nei teatri della metropoli americana. Poi altre zone mitiche dell’America:Virginia,Ohio e Chicago. A Chicago era il periodo dei gangster e del proibizionismo, Luigi ha raccontato a mio padre che quando passava l’auto del boss di turno, Al Capone o qualcun altro, anche i semafori diventavano verdi.
A Chicago Luigi faceva le pulizie negli alberghi;incontrava artisti, imprenditori, avvocati e giornalisti, ma li vedeva sempre da lontano. Dopo 20 anni la nostalgia è diventata più forte della paura della miseria ed è tornato al paese.
Due soldi per comprare un pezzetto di terra, un fucile da caccia americano, subito requisito dalle autorità fasciste e tanti sogni ormai svaniti. Si è sposato una bella ragazza, la mia bisnonna,e ha vissuto di tanti ricordi.
Quando a Cortila arrivavano altri figli di emigrati, ormai americani, si lanciavano in grandi conversazioni sfoggiando all’apparenza, una perfetta conoscenza della lingua. Luigi raccontava a mio padre tante favole ma mai quella dell’America dove si può trovare la felicità.
GIOVANNI T.
Luigi era nato a fine “800”, a Cortila,un piccolo paese della Lunigiana. Nascere a Cortila all’epoca significava nascere fuori dal mondo, poveri con lo stretto necessario per sopravvivere. Si mangiava quasi sempre i prodotti derivati dalla farina di castagne e da quella del granoturco, poco grano e quindi poco pane. Luigi faceva sempre ridere mio padre quando gli raccontava che dormiva su materassi imbottiti con le foglie che avvolgono le pannocchie del granoturco! Chissà se oggi si potrebbero vendere in televisione. Nei primi del “900”, per fuggire dalla miseria, con un fagotto Luigi si è imbarcato su un bastimento a Genova,destinazione Stati Uniti D’America!
Giunto a New York ha iniziato a fare lavori occasionali: cameriere e inserviente nei teatri della metropoli americana. Poi altre zone mitiche dell’America:Virginia,Ohio e Chicago. A Chicago era il periodo dei gangster e del proibizionismo, Luigi ha raccontato a mio padre che quando passava l’auto del boss di turno, Al Capone o qualcun altro, anche i semafori diventavano verdi.
A Chicago Luigi faceva le pulizie negli alberghi;incontrava artisti, imprenditori, avvocati e giornalisti, ma li vedeva sempre da lontano. Dopo 20 anni la nostalgia è diventata più forte della paura della miseria ed è tornato al paese.
Due soldi per comprare un pezzetto di terra, un fucile da caccia americano, subito requisito dalle autorità fasciste e tanti sogni ormai svaniti. Si è sposato una bella ragazza, la mia bisnonna,e ha vissuto di tanti ricordi.
Quando a Cortila arrivavano altri figli di emigrati, ormai americani, si lanciavano in grandi conversazioni sfoggiando all’apparenza, una perfetta conoscenza della lingua. Luigi raccontava a mio padre tante favole ma mai quella dell’America dove si può trovare la felicità.
GIOVANNI T.
Mio nonno Franco è nato nel 1941 a Pola, una città dell’Istria, piccola penisola della Croazia. Appena finita la seconda guerra mondiale , siccome l’Italia aveva perso la guerra e Pola a quel tempo era terra Italiana, gli alleati chiesero alla popolazione di scegliere se restare lì (diventando poi cittadini iugoslavi) o andare in Italia. I genitori del nonno scelsero l’Italia e furono destinati con un altro gruppo di persone a La Spezia così partirono in nave diretti ad Ancona. Arrivati al porto un treno merci li accompagnò a La Spezia dove poi dei camion militari li scortarono fino alla Caserma Ugo Botti: circa 20 famiglie in piccole stanze con solo 6 servizi ad uso comune! Il nonno era solo un bambino di sette anni e non ricorda il dolore per il distacco dai parenti e dalla propria terra ma ricorda bene la fame e la miseria anche se per fortuna poteva giocare in cortile con altri bambini. Avevano le biglie qualche raro soldatino in terracotta e I fucili di legno col tappo in sughero, inoltre andavano a scuola a piedi vicino alla caserma. In quel posto c’è rimasto per quasi 9 anni e nel frattempo il governo, con gli aiuti americani, ha preparato delle case con affitto a riscatto per questi profughi e anche mio nonno ci è andato ad abitare: è il villaggio Nazario Sauro di Mazzetta meglio conosciuto come il villaggio dei polisani!
GEMMA P.
GEMMA P.
Nel 1950 il mio prozio Mario si trasferì con sua moglie Angiolina e con i suoi quattro figli:Gianfranco, Luciano, Renato e Alberto in Argentina, nel sud America. Hanno preso il treno a La Spezia e si sono recati al porto di Genova. Presa la nave,dopo due lunghe settimane arrivarono in Argentina. A Buenos Aires i figli si sposarono ed ebbero altri figli.
Ora sono una famiglia di cinquanta persone. La mia bisnonna tre anni fa è andata a trovarli in Argentina e ogni tanto alcuni di loro ci vengono a trovare in estate e dopo ripartono per l’Argentina.
JACOPO B.
Ora sono una famiglia di cinquanta persone. La mia bisnonna tre anni fa è andata a trovarli in Argentina e ogni tanto alcuni di loro ci vengono a trovare in estate e dopo ripartono per l’Argentina.
JACOPO B.
I miei nonni Gino e Ida nel 1967 sono emigrati da Salerno con la macchina fino a La Spezia per motivi di lavoro. Lo zio di mia nonna Ida durante il dopoguerra per motivi di lavoro è emigrato da Salerno ed è andato in Argentina,non’è mai più tornato, ora sono rimasti solo i suoi cugini che non ha mai conosciuto. La sorella di mia nonna Rita nel 1957 è emigrata in Australia da Santo Stefano con la nave e ci ha messo un mese per arrivare. Prima è partito suo marito poi lei lo ha raggiunto dopo due anni. Ogni qualche anno tornava in Italia e rimaneva due o tre mesi. I miei parenti come tante altre persone sono emigrate per trovare lavoro e una vita migliore proprio come succede ora in Europa con il problema dell’immigrazione.
LISA S.
LISA S.
Mio nonno paterno Rino nacque a Carrara nel 1935. Quando aveva solo nove anni a causa della guerra, non andò più a scuola e iniziò a lavorare in un panificio come garzone: ci lavorò per molti anni e diventò bravissimo a fare il pane e la focaccia.
Lavorando lì, conobbe una persona che gli offrì a La Spezia un lavoro, sempre da fornaio, ma con uno stipendio più alto: il nonno accettò e si trasferì a vivere a La Spezia. Qui, andando a ballare la sera, conobbe mia nonna Graziella, si sposarono e continuarono a vivere in questa città. Insieme comprarono un panificio in Viale Italia, il panificio Porta Rocca, dove mio papà ci è praticamente cresciuto!!! Lì anche lui si è innamorato del lavoro da fornaio, e ancora oggi è contento di farlo e viviamo tutti qua!!!!!!!! Peccato che adesso mio nonno è morto
LUCA B.
Lavorando lì, conobbe una persona che gli offrì a La Spezia un lavoro, sempre da fornaio, ma con uno stipendio più alto: il nonno accettò e si trasferì a vivere a La Spezia. Qui, andando a ballare la sera, conobbe mia nonna Graziella, si sposarono e continuarono a vivere in questa città. Insieme comprarono un panificio in Viale Italia, il panificio Porta Rocca, dove mio papà ci è praticamente cresciuto!!! Lì anche lui si è innamorato del lavoro da fornaio, e ancora oggi è contento di farlo e viviamo tutti qua!!!!!!!! Peccato che adesso mio nonno è morto
LUCA B.
Mio nonno è nato a Catania, in Sicilia, all’età di 14 anni si è trasferito a La Spezia, con la famiglia per motivi di lavoro. Ha lavorato in un panificio, ma la sua passione erano le automobili quindi ha frequentato un corso di formazione professionale e si è qualificato meccanico-auto. Ha fatto il meccanico per 40 anni. A 22 anni è andato a fare il servizio militare in Trentino Alto-Adige per 14 mesi e 15 giorni nell’arma del genio che facevano ponti e strade. È stato come base a Trento ma è stato anche a Bolzano, Vipiteno e nel Cadore e ora all’età di 68 anni fa il pensionato!!!!
LUCA G.
LUCA G.
Molti anni fa uno zio di mio papà di nome Giuseppe emigrò in Germania. Decise di partire nel 1960, quando aveva 19 anni.
Lui abitava ad Avola, un paese in provincia di Siracusa, bello e affacciato sul mare, ma non offriva tanto lavoro ai giovani. Infatti, per potersi sposare e costruire una famiglia, dovevano lavorare e mettere da parte una certa somma di denaro e fu proprio questo motivo che spinse lo zio a partire. In Germania cominciò a lavorare come cameriere, poi come muratore ed infine come operaio in fabbrica. Dopo alcuni anni di sacrifici, cominciò a sentire la mancanza della famiglia, quindi decise di ritornare con il suo gruzzoletto nel suo paese d’origine, dove sposò la sua fidanzata che lo aveva atteso tutto quel tempo.
MANUEL N.
Lui abitava ad Avola, un paese in provincia di Siracusa, bello e affacciato sul mare, ma non offriva tanto lavoro ai giovani. Infatti, per potersi sposare e costruire una famiglia, dovevano lavorare e mettere da parte una certa somma di denaro e fu proprio questo motivo che spinse lo zio a partire. In Germania cominciò a lavorare come cameriere, poi come muratore ed infine come operaio in fabbrica. Dopo alcuni anni di sacrifici, cominciò a sentire la mancanza della famiglia, quindi decise di ritornare con il suo gruzzoletto nel suo paese d’origine, dove sposò la sua fidanzata che lo aveva atteso tutto quel tempo.
MANUEL N.
Il mio bisnonno è rimasto orfano che era molto piccolo e abitava con sua nonna. Con lei ha vissuto tre o quattro anni, a dodici anni decise di imbarcarsi per l’America ma non avevano soldi perché erano poveri. Un giorno si decise, mise dei vestiti nella valigia, andò a Genova e chiese quale fosse la nave che partiva per l’America. Un capitano lo sentì e gli disse che avrebbe dovuto lavorare come mozzo se voleva salire sulla nave per l’America. Arrivato sbarcò in Cile e incominciò a cercare lavoro, lo trovò in un quartiere di non so quale città, presso alcuni italiani che avevano dei negozi di alimentari e che lo presero come commesso. Nelle ore libere andava a lavorare da un’altra parte e guadagnò un po’ di soldi. Insieme ad un altro ragazzo italiano aprirono un negozio loro. Lavorando fecero molti soldi; poi nel 1915 in Italia scoppiò la guerra e gli dissero che se non fosse tornato a combattere l’avrebbero bollato come DISERTORE, lui voleva tornare in Italia ma non avrebbe voluto combattere però ci andò lo stesso. Lasciò tutto laggiù, tornato quindi in Italia, venne arruolato per la guerra del 15/18 e perse il braccio destro. A guerra finita si stabilì a S. Margherita Ligure, si creò una famiglia, nacque mia nonna insieme alle sue cinque sorelle.
MARGHERITA C. raccontato da Nonna Edda.
MARGHERITA C. raccontato da Nonna Edda.
I fratelli del papà di mio nonno nel 1920 si imbarcarono nel porto di Genova e sbarcarono nel porto di Napoli. I due fratelli essendo antifascisti erano in fuga, ma anche nel porto di Napoli furono rintracciati e quindi, cercando una via di fuga, uno andò a finire su una nave americana e l’altro su di una francese. Lo zio in America aprì un’officina di auto e lo zio in Francia andò a lavorare presso la Citroen, fabbrica di automobili. Tutti e due misero su famiglia nei rispettivi paesi e non tornarono più a La Spezia.
NICOLE T.
NICOLE T.
Mio nonno è stato un emigrato. Nel 1960 da La Spezia è andato a Nizza in Francia dai suoi zii, nel 1961 è ritornato a La Spezia perché il lavoro era finito. Nel 1962 è andato in Olanda a lavorare in un cantiere navale dove è rimasto per cinque anni. Nel 1967 è andato in Germania dove vi ha lavorato per tre anni. E’ ritornato in Italia per sposarsi, e con la moglie sono ripartiti per la Germania. Lì la nonna era infelice perché non conosceva la lingua tedesca così sono ritornati definitivamente a La Spezia.
RICCARDO G.
Siccome nel 1980 a Napoli non c’era lavoro, mio nonno mi ha raccontato che ha dovuto lasciare Napoli per emigrare in Germania. Un giorno ha preso il treno e qualche bagaglio con dentro gli indumenti necessari ed è partito. E’ partito di sera ed arrivato dopo ventiquattro ore di treno, la sera del giorno seguente. Era molto stanco e ha dormito nello stabilimento della Mercedes insieme agli altri emigranti e suo fratello che si era trasferito in Germania da tre anni. Il giorno seguente gli hanno offerto di lavorare in quello stabilimento dove si è trovato molto bene e ha imparato con il tempo un po’ di tedesco. Lui è rimasto lì per ben due anni , poi ha dovuto ritornare a Napoli perché non riusciva più a stare lontano da sua moglie e i suoi figli. Quando è tornato a Napoli ha trovato lavoro in una pellicceria come autista.
ILARIA S.
Nel 1922-1923 il mio bisnonno, Francesco Enrico, partì dalla Sicilia per andare a Napoli per motivi di lavoro dopo aver conseguito il diploma di geometra. Nel 1924 si trasferì in Toscana viaggiando in treno e cominciò a lavorare alla costruzione della ferrovia a Castelnuovo Garfagnana. Si stabilì nel paese di Camporgiano in provincia di Lucca e non tornò più in Sicilia anche perché conobbe la donna che divenne la mia bisnonna.
SIMONE C.
RICCARDO G.
Siccome nel 1980 a Napoli non c’era lavoro, mio nonno mi ha raccontato che ha dovuto lasciare Napoli per emigrare in Germania. Un giorno ha preso il treno e qualche bagaglio con dentro gli indumenti necessari ed è partito. E’ partito di sera ed arrivato dopo ventiquattro ore di treno, la sera del giorno seguente. Era molto stanco e ha dormito nello stabilimento della Mercedes insieme agli altri emigranti e suo fratello che si era trasferito in Germania da tre anni. Il giorno seguente gli hanno offerto di lavorare in quello stabilimento dove si è trovato molto bene e ha imparato con il tempo un po’ di tedesco. Lui è rimasto lì per ben due anni , poi ha dovuto ritornare a Napoli perché non riusciva più a stare lontano da sua moglie e i suoi figli. Quando è tornato a Napoli ha trovato lavoro in una pellicceria come autista.
ILARIA S.
Nel 1922-1923 il mio bisnonno, Francesco Enrico, partì dalla Sicilia per andare a Napoli per motivi di lavoro dopo aver conseguito il diploma di geometra. Nel 1924 si trasferì in Toscana viaggiando in treno e cominciò a lavorare alla costruzione della ferrovia a Castelnuovo Garfagnana. Si stabilì nel paese di Camporgiano in provincia di Lucca e non tornò più in Sicilia anche perché conobbe la donna che divenne la mia bisnonna.
SIMONE C.
Lo zio di mia nonna emigrò da un paese in provincia di Salerno nel 1930 circa, quando era già un falegname. Arrivò con il bastimento fino in Brasile e si stabilì a San Paolo. Lì fece il falegname come quando era in Italia e poi si sposò con una italiana anch’essa emigrata. Da lì mandava lettere a suo fratello. Non tornò mai più perché in Italia e soprattutto al suo paese, non c’era lavoro e le condizioni di vita erano povere. Dopo tanti anni la sua famiglia non ricevette più lettere e così pensarono fosse morto.
RICCARDO R.
RICCARDO R.
Nella mia famiglia fu mio nonno materno a lasciare l’Italia per cercare fortuna all’estero. Nel 1936 partì da Napoli con una valigia di cartone legata con una corda. Con il treno raggiunse la Germania dove vi restò circa dieci anni. Qui trovò un lavoro che gli permise di tornare in Italia dove conobbe mia nonna e con lei cominciò il suo futuro.
RICCARDO T.
RICCARDO T.
Tanti anni fa un mio lontano parente dalla Sicilia partì per l’Argentina con tutta la famiglia in cerca di lavoro. Partirono con la nave e si stabilirono lì per tanti anni. In Argentina iniziarono una nuova vita e anche i figli una volta cresciuti si sono creati una loro posizione lavorativa. Dopo tanti anni decisero di tornare nella terra natale dove passarono gli ultimi anni della loro vita.
ROSARIO M.
ROSARIO M.
Con le immagini d'archivio e le letture degli scritti degli alunni
è stato realizzato un video disponibile anche su YouTube.
Le musiche utilizzate sono due canzoni popolari:
Addio addio amore e Italia bella mostrati gentile.